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 INFERNO CANTO 11

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MessaggioTitolo: INFERNO CANTO 11   INFERNO CANTO 11 Icon_minitimeDom Feb 08, 2009 12:49 am

11. 1 In su l'estremità d'un'alta ripa
11. 2 che facevan gran pietre rotte in cerchio
11. 3 venimmo sopra più crudele stipa;

11. 4 e quivi, per l'orribile soperchio
11. 5 del puzzo che 'l profondo abisso gitta,
11. 6 ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio

11. 7 d'un grand'avello, ov'io vidi una scritta
11. 8 che dicea: "Anastasio papa guardo,
11. 9 lo qual trasse Fotin de la via dritta".

11. 10 «Lo nostro scender conviene esser tardo,
11. 11 sì che s'ausi un poco in prima il senso
11. 12 al tristo fiato; e poi no i fia riguardo».

11. 13 Così 'l maestro; e io «Alcun compenso»,
11. 14 dissi lui, «trova che 'l tempo non passi
11. 15 perduto». Ed elli: «Vedi ch'a ciò penso».

11. 16 «Figliuol mio, dentro da cotesti sassi»,
11. 17 cominciò poi a dir, «son tre cerchietti
11. 18 di grado in grado, come que' che lassi.

11. 19 Tutti son pien di spirti maladetti;
11. 20 ma perché poi ti basti pur la vista,
11. 21 intendi come e perché son costretti.

11. 22 D'ogne malizia, ch'odio in cielo acquista,
11. 23 ingiuria è 'l fine, ed ogne fin cotale
11. 24 o con forza o con frode altrui contrista.

11. 25 Ma perché frode è de l'uom proprio male,
11. 26 più spiace a Dio; e però stan di sotto
11. 27 li frodolenti, e più dolor li assale.

11. 28 Di violenti il primo cerchio è tutto;
11. 29 ma perché si fa forza a tre persone,
11. 30 in tre gironi è distinto e costrutto.

11. 31 A Dio, a sé, al prossimo si pòne
11. 32 far forza, dico in loro e in lor cose,
11. 33 come udirai con aperta ragione.

11. 34 Morte per forza e ferute dogliose
11. 35 nel prossimo si danno, e nel suo avere
11. 36 ruine, incendi e tollette dannose;

11. 37 onde omicide e ciascun che mal fiere,
11. 38 guastatori e predon, tutti tormenta
11. 39 lo giron primo per diverse schiere.

11. 40 Puote omo avere in sé man violenta
11. 41 e ne' suoi beni; e però nel secondo
11. 42 giron convien che sanza pro si penta

11. 43 qualunque priva sé del vostro mondo,
11. 44 biscazza e fonde la sua facultade,
11. 45 e piange là dov'esser de' giocondo.

11. 46 Puossi far forza nella deitade,
11. 47 col cor negando e bestemmiando quella,
11. 48 e spregiando natura e sua bontade;

11. 49 e però lo minor giron suggella
11. 50 del segno suo e Soddoma e Caorsa
11. 51 e chi, spregiando Dio col cor, favella.

11. 52 La frode, ond'ogne coscienza è morsa,
11. 53 può l'omo usare in colui che 'n lui fida
11. 54 e in quel che fidanza non imborsa.

11. 55 Questo modo di retro par ch'incida
11. 56 pur lo vinco d'amor che fa natura;
11. 57 onde nel cerchio secondo s'annida

11. 58 ipocresia, lusinghe e chi affattura,
11. 59 falsità, ladroneccio e simonia,
11. 60 ruffian, baratti e simile lordura.

11. 61 Per l'altro modo quell'amor s'oblia
11. 62 che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto,
11. 63 di che la fede spezial si cria;

11. 64 onde nel cerchio minore, ov'è 'l punto
11. 65 de l'universo in su che Dite siede,
11. 66 qualunque trade in etterno è consunto».

11. 67 E io: «Maestro, assai chiara procede
11. 68 la tua ragione, e assai ben distingue
11. 69 questo baràtro e 'l popol ch'e' possiede.

11. 70 Ma dimmi: quei de la palude pingue,
11. 71 che mena il vento, e che batte la pioggia,
11. 72 e che s'incontran con sì aspre lingue,

11. 73 perché non dentro da la città roggia
11. 74 sono ei puniti, se Dio li ha in ira?
11. 75 e se non li ha, perché sono a tal foggia?».

11. 76 Ed elli a me «Perché tanto delira»,
11. 77 disse «lo 'ngegno tuo da quel che sòle?
11. 78 o ver la mente dove altrove mira?

11. 79 Non ti rimembra di quelle parole
11. 80 con le quai la tua Etica pertratta
11. 81 le tre disposizion che 'l ciel non vole,

11. 82 incontenenza, malizia e la matta
11. 83 bestialitade? e come incontenenza
11. 84 men Dio offende e men biasimo accatta?

11. 85 Se tu riguardi ben questa sentenza,
11. 86 e rechiti a la mente chi son quelli
11. 87 che sù di fuor sostegnon penitenza,

11. 88 tu vedrai ben perché da questi felli
11. 89 sien dipartiti, e perché men crucciata
11. 90 la divina vendetta li martelli».

11. 91 «O sol che sani ogni vista turbata,
11. 92 tu mi contenti sì quando tu solvi,
11. 93 che, non men che saver, dubbiar m'aggrata.

11. 94 Ancora in dietro un poco ti rivolvi»,
11. 95 diss'io, «là dove di' ch'usura offende
11. 96 la divina bontade, e 'l groppo solvi».

11. 97 «Filosofia», mi disse, «a chi la 'ntende,
11. 98 nota, non pure in una sola parte,
11. 99 come natura lo suo corso prende

11.100 dal divino 'ntelletto e da sua arte;
11.101 e se tu ben la tua Fisica note,
11.102 tu troverai, non dopo molte carte,

11.103 che l'arte vostra quella, quanto pote,
11.104 segue, come 'l maestro fa 'l discente;
11.105 sì che vostr'arte a Dio quasi è nepote.

11.106 Da queste due, se tu ti rechi a mente
11.107 lo Genesi dal principio, convene
11.108 prender sua vita e avanzar la gente;

11.109 e perché l'usuriere altra via tene,
11.110 per sé natura e per la sua seguace
11.111 dispregia, poi ch'in altro pon la spene.

11.112 Ma seguimi oramai, che 'l gir mi piace;
11.113 ché i Pesci guizzan su per l'orizzonta,
11.114 e 'l Carro tutto sovra 'l Coro giace,
11.115 e 'l balzo via là oltra si dismonta».
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