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 PARADISO CANTO 11

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MessaggioTitolo: PARADISO CANTO 11   PARADISO CANTO 11 Icon_minitimeDom Feb 08, 2009 1:34 am

11. 1 O insensata cura de' mortali,
11. 2 quanto son difettivi silogismi
11. 3 quei che ti fanno in basso batter l'ali!

11. 4 Chi dietro a *iura*, e chi ad amforismi
11. 5 sen giva, e chi seguendo sacerdozio,
11. 6 e chi regnar per forza o per sofismi,

11. 7 e chi rubare, e chi civil negozio,
11. 8 chi nel diletto de la carne involto
11. 9 s'affaticava e chi si dava a l'ozio,

11. 10 quando, da tutte queste cose sciolto,
11. 11 con Beatrice m'era suso in cielo
11. 12 cotanto gloriosamente accolto.

11. 13 Poi che ciascuno fu tornato ne lo
11. 14 punto del cerchio in che avanti s'era,
11. 15 fermossi, come a candellier candelo.

11. 16 E io senti' dentro a quella lumera
11. 17 che pria m'avea parlato, sorridendo
11. 18 incominciar, faccendosi più mera:

11. 19 «Così com'io del suo raggio resplendo,
11. 20 sì, riguardando ne la luce etterna,
11. 21 li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.

11. 22 Tu dubbi, e hai voler che si ricerna
11. 23 in sì aperta e 'n sì distesa lingua
11. 24 lo dicer mio, ch'al tuo sentir si sterna,

11. 25 ove dinanzi dissi "U' ben s'impingua",
11. 26 e là u' dissi "Non nacque il secondo";
11. 27 e qui è uopo che ben si distingua.

11. 28 La provedenza, che governa il mondo
11. 29 con quel consiglio nel quale ogne aspetto
11. 30 creato è vinto pria che vada al fondo,

11. 31 però che andasse ver' lo suo diletto
11. 32 la sposa di colui ch'ad alte grida
11. 33 disposò lei col sangue benedetto,

11. 34 in sé sicura e anche a lui più fida,
11. 35 due principi ordinò in suo favore,
11. 36 che quinci e quindi le fosser per guida.

11. 37 L'un fu tutto serafico in ardore;
11. 38 l'altro per sapienza in terra fue
11. 39 di cherubica luce uno splendore.

11. 40 De l'un dirò, però che d'amendue
11. 41 si dice l'un pregiando, qual ch'om prende,
11. 42 perch'ad un fine fur l'opere sue.

11. 43 Intra Tupino e l'acqua che discende
11. 44 del colle eletto dal beato Ubaldo,
11. 45 fertile costa d'alto monte pende,

11. 46 onde Perugia sente freddo e caldo
11. 47 da Porta Sole; e di rietro le piange
11. 48 per grave giogo Nocera con Gualdo.

11. 49 Di questa costa, là dov'ella frange
11. 50 più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
11. 51 come fa questo tal volta di Gange.

11. 52 Però chi d'esso loco fa parole,
11. 53 non dica Ascesi, ché direbbe corto,
11. 54 ma Oriente, se proprio dir vuole.

11. 55 Non era ancor molto lontan da l'orto,
11. 56 ch'el cominciò a far sentir la terra
11. 57 de la sua gran virtute alcun conforto;

11. 58 ché per tal donna, giovinetto, in guerra
11. 59 del padre corse, a cui, come a la morte,
11. 60 la porta del piacer nessun diserra;

11. 61 e dinanzi a la sua spirital corte
11. 62 *et coram patre* le si fece unito;
11. 63 poscia di dì in dì l'amò più forte.

11. 64 Questa, privata del primo marito,
11. 65 millecent'anni e più dispetta e scura
11. 66 fino a costui si stette sanza invito;

11. 67 né valse udir che la trovò sicura
11. 68 con Amiclate, al suon de la sua voce,
11. 69 colui ch'a tutto 'l mondo fé paura;

11. 70 né valse esser costante né feroce,
11. 71 sì che, dove Maria rimase giuso,
11. 72 ella con Cristo pianse in su la croce.

11. 73 Ma perch'io non proceda troppo chiuso,
11. 74 Francesco e Povertà per questi amanti
11. 75 prendi oramai nel mio parlar diffuso.

11. 76 La lor concordia e i lor lieti sembianti,
11. 77 amore e maraviglia e dolce sguardo
11. 78 facieno esser cagion di pensier santi;

11. 79 tanto che 'l venerabile Bernardo
11. 80 si scalzò prima, e dietro a tanta pace
11. 81 corse e, correndo, li parve esser tardo.

11. 82 Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
11. 83 Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
11. 84 dietro a lo sposo, sì la sposa piace.

11. 85 Indi sen va quel padre e quel maestro
11. 86 con la sua donna e con quella famiglia
11. 87 che già legava l'umile capestro.

11. 88 Né li gravò viltà di cuor le ciglia
11. 89 per esser fi' di Pietro Bernardone,
11. 90 né per parer dispetto a maraviglia;

11. 91 ma regalmente sua dura intenzione
11. 92 ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
11. 93 primo sigillo a sua religione.

11. 94 Poi che la gente poverella crebbe
11. 95 dietro a costui, la cui mirabil vita
11. 96 meglio in gloria del ciel si canterebbe,

11. 97 di seconda corona redimita
11. 98 fu per Onorio da l'Etterno Spiro
11. 99 la santa voglia d'esto archimandrita.

11.100 E poi che, per la sete del martiro,
11.101 ne la presenza del Soldan superba
11.102 predicò Cristo e li altri che 'l seguiro,

11.103 e per trovare a conversione acerba
11.104 troppo la gente e per non stare indarno,
11.105 redissi al frutto de l'italica erba,

11.106 nel crudo sasso intra Tevero e Arno
11.107 da Cristo prese l'ultimo sigillo,
11.108 che le sue membra due anni portarno.

11.109 Quando a colui ch'a tanto ben sortillo
11.110 piacque di trarlo suso a la mercede
11.111 ch'el meritò nel suo farsi pusillo,

11.112 a' frati suoi, sì com'a giuste rede,
11.113 raccomandò la donna sua più cara,
11.114 e comandò che l'amassero a fede;

11.115 e c l'anima preclara
11.116 mover si volle, tornando al suo regno,
11.117 e al suo corpo non volle altra bara.

11.118 Pensa oramai qual fu colui che degno
11.119 collega fu a mantener la barca
11.120 di Pietro in alto mar per dritto segno;

11.121 e questo fu il nostro patriarca;
11.122 per che qual segue lui, com'el comanda,
11.123 discerner puoi che buone merce carca.

11.124 Ma 'l suo pecuglio di nova vivanda
11.125 è fatto ghiotto, sì ch'esser non puote
11.126 che per diversi salti non si spanda;

11.127 e quanto le sue pecore remote
11.128 e vagabunde più da esso vanno,
11.129 più tornano a l'ovil di latte vòte.

11.130 Ben son di quelle che temono 'l danno
11.131 e stringonsi al pastor; ma son sì poche,
11.132 che le cappe fornisce poco panno.

11.133 Or, se le mie parole non son fioche,
11.134 se la tua audienza è stata attenta,
11.135 se ciò ch'è detto a la mente revoche,

11.136 in parte fia la tua voglia contenta,
11.137 perché vedrai la pianta onde si scheggia,
11.138 e vedra' il corregger che argomenta
11.139 "U' ben s'impingua, se non si vaneggia"».
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