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 PARADISO CANTO 15

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MessaggioTitolo: PARADISO CANTO 15   PARADISO CANTO 15 Icon_minitimeDom Feb 08, 2009 1:31 am

15. 1 Benigna volontade in che si liqua
15. 2 sempre l'amor che drittamente spira,
15. 3 come cupidità fa ne la iniqua,

15. 4 silenzio puose a quella dolce lira,
15. 5 e fece quietar le sante corde
15. 6 che la destra del cielo allenta e tira.

15. 7 Come saranno a' giusti preghi sorde
15. 8 quelle sustanze che, per darmi voglia
15. 9 ch'io le pregassi, a tacer fur concorde?

15. 10 Bene è che sanza termine si doglia
15. 11 chi, per amor di cosa che non duri,
15. 12 etternalmente quello amor si spoglia.

15. 13 Quale per li seren tranquilli e puri
15. 14 discorre ad ora ad or sùbito foco,
15. 15 movendo li occhi che stavan sicuri,

15. 16 e pare stella che tramuti loco,
15. 17 se non che da la parte ond'e' s'accende
15. 18 nulla sen perde, ed esso dura poco:

15. 19 tale dal corno che 'n destro si stende
15. 20 a piè di quella croce corse un astro
15. 21 de la costellazion che lì resplende;

15. 22 né si partì la gemma dal suo nastro,
15. 23 ma per la lista radial trascorse,
15. 24 che parve foco dietro ad alabastro.

15. 25 Sì pia l'ombra d'Anchise si porse,
15. 26 se fede merta nostra maggior musa,
15. 27 quando in Eliso del figlio s'accorse.

15. 28 «*O sanguis meus, o superinfusa
15. 29 gratia Dei, sicut tibi cui
15. 30 bis unquam celi ianua reclusa*?».

15. 31 Così quel lume: ond'io m'attesi a lui;
15. 32 poscia rivolsi a la mia donna il viso,
15. 33 e quinci e quindi stupefatto fui;

15. 34 ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso
15. 35 tal, ch'io pensai co' miei toccar lo fondo
15. 36 de la mia gloria e del mio paradiso.

15. 37 Indi, a udire e a veder giocondo,
15. 38 giunse lo spirto al suo principio cose,
15. 39 ch'io non lo 'ntesi, sì parlò profondo;

15. 40 né per elezion mi si nascose,
15. 41 ma per necessità, ché 'l suo concetto
15. 42 al segno d'i mortal si soprapuose.

15. 43 E quando l'arco de l'ardente affetto
15. 44 fu sì sfogato, che 'l parlar discese
15. 45 inver' lo segno del nostro intelletto,

15. 46 la prima cosa che per me s'intese,
15. 47 «Benedetto sia tu», fu, «trino e uno,
15. 48 che nel mio seme se' tanto cortese!».

15. 49 E seguì: «Grato e lontano digiuno,
15. 50 tratto leggendo del magno volume
15. 51 du' non si muta mai bianco né bruno,

15. 52 solvuto hai, figlio, dentro a questo lume
15. 53 in ch'io ti parlo, mercè di colei
15. 54 ch'a l'alto volo ti vestì le piume.

15. 55 Tu credi che a me tuo pensier mei
15. 56 da quel ch'è primo, così come raia
15. 57 da l'un, se si conosce, il cinque e 'l sei;

15. 58 e però ch'io mi sia e perch'io paia
15. 59 più gaudioso a te, non mi domandi,
15. 60 che alcun altro in questa turba gaia.

15. 61 Tu credi 'l vero; ché i minori e ' grandi
15. 62 di questa vita miran ne lo speglio
15. 63 in che, prima che pensi, il pensier pandi;

15. 64 ma perché 'l sacro amore in che io veglio
15. 65 con perpetua vista e che m'asseta
15. 66 di dolce disiar, s'adempia meglio,

15. 67 la voce tua sicura, balda e lieta
15. 68 suoni la volontà, suoni 'l disio,
15. 69 a che la mia risposta è già decreta!».

15. 70 Io mi volsi a Beatrice, e quella udio
15. 71 pria ch'io parlassi, e arrisemi un cenno
15. 72 che fece crescer l'ali al voler mio.

15. 73 Poi cominciai così: «L'affetto e 'l senno,
15. 74 come la prima equalità v'apparse,
15. 75 d'un peso per ciascun di voi si fenno,

15. 76 però che 'l sol che v'allumò e arse,
15. 77 col caldo e con la luce è sì iguali,
15. 78 che tutte simiglianze sono scarse.

15. 79 Ma voglia e argomento ne' mortali,
15. 80 per la cagion ch'a voi è manifesta,
15. 81 diversamente son pennuti in ali;

15. 82 ond'io, che son mortal, mi sento in questa
15. 83 disagguaglianza, e però non ringrazio
15. 84 se non col core a la paterna festa.

15. 85 Ben supplico io a te, vivo topazio
15. 86 che questa gioia preziosa ingemmi,
15. 87 perché mi facci del tuo nome sazio».

15. 88 «O fronda mia in che io compiacemmi
15. 89 pur aspettando, io fui la tua radice»:
15. 90 cotal principio, rispondendo, femmi.

15. 91 Poscia mi disse: «Quel da cui si dice
15. 92 tua cognazione e che cent'anni e piùe
15. 93 girato ha 'l monte in la prima cornice,

15. 94 mio figlio fu e tuo bisavol fue:
15. 95 ben si convien che la lunga fatica
15. 96 tu li raccorci con l'opere tue.

15. 97 Fiorenza dentro da la cerchia antica,
15. 98 ond'ella toglie ancora e terza e nona,
15. 99 si stava in pace, sobria e pudica.

15.100 Non avea catenella, non corona,
15.101 non gonne contigiate, non cintura
15.102 che fosse a veder più che la persona.

15.103 Non faceva, nascendo, ancor paura
15.104 la figlia al padre, che 'l tempo e la dote
15.105 non fuggien quinci e quindi la misura.

15.106 Non avea case di famiglia vòte;
15.107 non v'era giunto ancor Sardanapalo
15.108 a mostrar ciò che 'n camera si puote.

15.109 Non era vinto ancora Montemalo
15.110 dal vostro Uccellatoio, che, com'è vinto
15.111 nel montar sù, così sarà nel calo.

15.112 Bellincion Berti vid'io andar cinto
15.113 di cuoio e d'osso, e venir da lo specchio
15.114 la donna sua sanza 'l viso dipinto;

15.115 e vidi quel de' Nerli e quel del Vecchio
15.116 esser contenti a la pelle scoperta,
15.117 e le sue donne al fuso e al pennecchio.

15.118 Oh fortunate! ciascuna era certa
15.119 de la sua sepultura, e ancor nulla
15.120 era per Francia nel letto diserta.

15.121 L'una vegghiava a studio de la culla,
15.122 e, consolando, usava l'idioma
15.123 che prima i padri e le madri trastulla;

15.124 l'altra, traendo a la rocca la chioma,
15.125 favoleggiava con la sua famiglia
15.126 de' Troiani, di Fiesole e di Roma.

15.127 Saria tenuta allor tal maraviglia
15.128 una Cianghella, un Lapo Salterello,
15.129 qual or saria Cincinnato e Corniglia.

15.130 A così riposato, a così bello
15.131 viver di cittadini, a così fida
15.132 cittadinanza, a così dolce ostello,

15.133 Maria mi diè, chiamata in alte grida;
15.134 e ne l'antico vostro Batisteo
15.135 insieme fui cristiano e Cacciaguida.

15.136 Moronto fu mio frate ed Eliseo;
15.137 mia donna venne a me di val di Pado,
15.138 e quindi il sopranome tuo si feo.

15.139 Poi seguitai lo 'mperador Currado;
15.140 ed el mi cinse de la sua milizia,
15.141 tanto per bene ovrar li venni in grado.

15.142 Dietro li andai incontro a la nequizia
15.143 di quella legge il cui popolo usurpa,
15.144 per colpa d'i pastor, vostra giustizia.

15.145 Quivi fu' io da quella gente turpa
15.146 disviluppato dal mondo fallace,
15.147 lo cui amor molt'anime deturpa;
15.148 e venni dal martiro a questa pace».
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